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Lucio Villari, Le avventure di un capitano d’industria, Einaudi 2008²
Fornita di una nuova Nota introduttiva rispetto all’edizione del 1992 e con un’ampia appendice con memorie, minute, lettere, dati e tabelle, la monografia di Lucio Villari dedicata a Oscar Sinigaglia spicca per alcune caratteristiche: la tensione narrativa che scorre per tutte le pagine del libro che già nel titolo che si richiama, forse intenzionalmente, al Felix Krull di Thomas Mann, e che prende le mosse da una singolare vicenda biografica biografica per illuminare tre decenni di storia italiana; la tensione storiografica,, che mira a inserire accadimenti, decisioni e tendenze in contesti di ampio respiro; la tensione metodologica che accoglie la complessità e che pertanto tiene conto, in ogni analisi, in ogni ricostruzione, di fattori molteplici, biografici, economici, finanziari, politici, diplomatici che, proprio perché accolti nella loro complessità, aiutano a illuminare il tempo presente.
Le “avventure” di colui che, nato a Roma il 31 ottobre 1877, si ritrova a sedici anni, dopo il suicidio del padre nel 1894, a capo di un’impresa; le passioni, le visioni e le operazioni, alcune condotte alla luce del sole, altre tessute attraverso una tela più ‘sotterranea’ di alleanze e abboccamenti, di Oscar Sinigaglia, le sue contraddizioni, le sue vittorie e le sue sconfitte, le sue innegabili acquisizioni (Sinigaglia è il fondatore della siderurgia italiana) e le sue intuizioni sono animate, secondo l’opinione argomentata di Lucio Villari, da un assunto, da una Weltanschauung particolare nel panorama variegato del capitalismo.
Tale visione del mondo economico, tale posizione, avvicina la figura di Oscar Sinigaglia a quella di Walther Rathenau, imprenditore e politico tedesco, Ministro degli Esteri nella Repubblica di Weimar, ucciso da estremisti di destra e, in Italia, da quelle di Enrico Mattei, di Adriano Olivetti, sostenitori di un capitalismo «sociale e, comunque, contrattato» (Lucio Villari nella Nota introduttiva). In tale prospettiva, il termine “economia” riacquista l’ampiezza della sua origine etimologica. Norme, leggi, regolamenti sociali che, dopo il crollo della Borsa di Wall Street nell’ottobre 1929 e i disastri che ne conseguirono, a questi si opposero (Lucio Villari dedica a Keynes il nono e ultimo capitolo del libro, prima dell’Epilogo con le vicende di Oscar Sinigaglia successive al 1938) e che hanno preso il nome di Welfare State, si sono rivelati, secondo lo storico, necessari per la costruzione di democrazie non formali. Le crisi recenti, acuite a partire proprio dall’anno della pubblicazione della seconda edizione di questo libro, crisi direttamente collegate a chi ha voluto ignorare tale necessità, hanno confermato che è fatale non voler vedere la connessione tra capitale e lavoro, connessione invece percepita da Oscar Sinigaglia, come dimostrano le sue azioni già a partire dal 1920, passando per l’esperienza dell’IRI, sia nel 1933, sia nel secondo dopoguerra, fino alla sua morte il 30 giugno 1953.
©Anna Maria Curci