• Anna Maria Curci
  • Il Network
  • Informativa

Lettere migranti

Lettere migranti

Archivi Mensili: giugno 2022

“Un bel giorno sarà estate”: Intervista a Giovanna Amato

21 martedì Giu 2022

Posted by letteremigranti in Anna Maria Curci, Giovanna Amato, interviste, letture, Romanzi

≈ Lascia un commento

Tag

Anna Maria Curci, fvə editori, Giovanna Amato, interviste, Un bel giorno sarà estate

Il blog “Lettere migranti” ospita oggi il dialogo con  Giovanna Amato intorno al suo romanzo Un bel giorno sarà estate, pubblicato da fvə editori nel 2021. Buona lettura! (Anna Maria Curci)

 

  1. Tonio, il protagonista di Un bel giorno sarà estate, è un –bot. La sua origine lo distingue dunque dagli umani. Intensità, concentrazione, capacità di muoversi nei territori del sublime e dell’assoluto, essere estraneo, essere alieno accomuna senz’altro Tonio a tanti suoi affini letterari – la schiera è lunga e varia, ma Tonio ha tratti che lo rendono unico. L’idea del romanzo è scaturita nel tuo progetto dalla ‘natura’ del protagonista o da un altro nucleo?

L’idea del romanzo è scaturita dalla natura dell’amore, se posso permettermi la superbia di poter ragionare su un colosso concettuale del genere. Mi ero focalizzata su un’idea in particolare. Volevo credere possibile un amore disinteressato, svincolato dalla speranza di essere ricambiato, sensuale indipendentemente dalla quantità di erotismo (non di sesso, di erotismo) e dal lessico familiare, che è forse il vero tavolo su cui si gioca la partita di un legame amoroso. Volevo controllare se fosse possibile senza che il suo detentore si votasse a un destino di rinuncia e sofferenza. In parole povere: esiste un amore scevro dal possesso e che non si disperi, ma allegramente si nutra di sé? Creare un -bot è stata una bieca manovra per non annoiare con la dinamica lui-ama-lei e soprattutto con la dinamica ecco-cosa-si-prova-in-amore, di cui il libro è pieno e che poteva esserlo solo a patto di qualche sotterfugio. Il sotterfugio è il -bot. Per Tonio, incapace di amare senza il supporto chimico delle sue pillole, la scoperta della fisiologia dell’amore è una novità: questo mi permetteva di parlarne senza risultare lapalissiana o ridondante. Quindi la natura di Tonio è consequenziale ma anche vagamente tangenziale. Mi occorre. Ma mi occorre a pronunciare l’inesplorato del sentimento amoroso, che è il paesaggio della domanda che nel libro si staglia come un dolmen: è possibile amare con tanta intensità da – lungi dall’annullarsi – fare di questa intensità nutrimento per entrambi? Tempo fa leggevo Guerra d’infanzia e di Spagna, e a un certo punto Ramondino usa una frase folgorante per descrivere l’innamoramento, che io trovo verissima e che Tonio approverebbe: «spesso mi pareva che non avrei mai potuto sopportare neppure i successivi cinque minuti». Maneggiare il sublime, come dici tu, essere estraneo perché separato, perché «sacro», perché per nulla sicuro (né particolarmente interessato) di arrivare al minuto numero sei per la detonante regalità che ci abita: volevo descrivere esattamente quei cinque minuti, a cinque minuti per volta.

  1. La scuola è il luogo in cui sono ambientate molte scene del romanzo. Tonio si trova lì con un preciso incarico del governo, quello di svolgere l’ora settimanale di «dismisura creativa». Proprio lì Tonio incontra Maria e, con lei, una dimensione nuova, molto vicina a quella che per i poeti è la soglia sull’abisso e, d’altro canto, lo stupore incommensurabile. Dove risiedono le ragioni della scelta della scuola come luogo privilegiato delle vicende narrate?

La scuola è la mia casa, da più di dieci anni. L’anno in cui ho scritto questo libro, un’imbarazzante primavera di cinque anni fa, avevo quattordici classi, le riunioni si facevano in presenza, da ciò si desume che la scuola era letteralmente la mia casa. Avevo la borsa piena di libri e pranzi e bevande in una sacca a parte. Ma la scuola è il luogo in cui un ragazzo di undici anni scopre per la prima volta che si può amare al punto da chiedere al principe guerriero che si è sposato di non andare in guerra, e farlo deridere dall’intera città. Si proietta alla LIM il volto dell’Andromaca di De Chirico che affonda nella clavicola del suo amore, e si è già detto tutto riguardo agli umani. La scuola è l’addestramento alla bellezza, a quelli che tu chiami abisso e stupore. Ed è un luogo che permette ai due attori del mio libro di vedersi quotidianamente: senza, mancherebbe il puntello logico per cui Maria, piacevolmente assediata ma pur sempre logica nelle sue azioni, dovrebbe stare con Tonio in una routine quotidiana, lunga e condivisa. Ma non sono né partita da questo né sono andata a cercarlo dopo aver messo a fuoco un’esigenza narrativa. L’ho scritto, perché era vero. Questo è il criterio, quando butto nove libri ogni volta che ne scrivo due.

  1. All’inizio del capitolo 11, dinanzi «ai cesti del fruttivendolo», prende vita una fantastica esplosione di colori, puri e mescolati, caldi e freddi, vividi e, allo stesso tempo, portatori di simboli. Sembra di trovarsi di fronte a una contemporanea rivisitazione del “blason des couleurs” medievale, con ogni tonalità cromatica emblema e portatrice di un universo. L’accostamento è verosimile o si tratta della mera interpretazione di chi legge e si appropria del libro che, una volta pubblicato, consegnato alla lettura, diventa «il libro di tutti»?

Proprio perché mi piace remare contro all’idea di libro di tutti, che rispetto e condivido ma contro cui mi piace molto giocare, sono una vera serpe quando c’è da descrivere. Il cortile di scuola non può essere altro cortile se non barando di fantasia. E Maria ha i suoi bravi dettagli, lanciati come un dado e che la inchiodano a una certa maniera. Si dice che ha la bellezza di una mantide. Che ha gli zigomi alti, da tartara. A questo proposito, l’incredibile copertina che fve editori mi ha regalato, a opera di Francesca Bianchessi, accosta un goniometro alla gota di una donna stilizzata. Maria è impressa, non è di tutti: a rendere chiara la scivolata di colore dei suoi occhi c’è una metafora così lunga che riguarda l’intera ricerca del giusto guscio di frutta secca al bancone di un mercato. Tonio ha un problema, con gli occhi di Maria. C’è uno studio secondo il quale innamoramenti molto violenti possono generare un’amnesia dei tratti somatici dell’altro, che può essere decodificato solo in presenza. Esiste una zona del cervello precisa che interpreta i volti, ma l’innamoramento rende così traumatico il viso da creare un deficit di comprensione dei dati a livello di quella zona. Terribilmente affascinante, e fastidioso, lo dico da vittima di questa perenne fornitura di nostalgia. Tonio ricorda Maria, è pur sempre un -bot. Ma è completamente incapace di capire i suoi occhi, che vanno dal verde al castano con qualche irritante spruzzata di rosso. È lo stesso processo di mancata lettura, dovuto a questo amore irrequieto. Così vorrebbe quasi tenere in tasca un talismano che la rappresenti, che sia il suo occhio. Non gli basta capire di quale legno abbia il colore d’occhi: in una fervenza da bestiario medievale, se ne vuole impossessare.

  1. A proposito della scelta di Tonio, ho scritto di un atto di ribellione, temerariamente ponderato, all’economia del dare e dell’avere, alla logica dell’utile, perfino al capriccio di colei che, pur indietreggiando dinanzi all’abbagliante gratuità, non vuole rinunciare a essere idolatrata. “Discorrere d’amore” non è mai stato così sovversivo, non trovi?

Adoro l’immagine che allarga l’amore alla logica dell’utile. Adoro che di Maria si noti quella punta di vanità, che non è la lusinga, del tutto innocente, ma qualcosa di più malizioso. Trovare l’accoglienza magari lusingata ma senza giochini di potere è cosa rara. Eppure, nonostante la vanità o forse proprio per questo, Maria è preda di quella logica dell’utile da cui Tonio è affrancato. Anche per lei, angosciata all’idea di non corrispondere e quindi di essere-da-meno, l’amore è derubricato a questione da dover ricambiare come un pranzo con dei conoscenti. Un amore che dia, che sia appagato dal suo dare, è ancora socialmente inopportuno, come minimo manchevole o sofferente. Tonio non ha neanche il tempo di farci caso, non è una questione di scegliere. La scelta di Tonio semmai non è solo la scelta di assumere delle droghe, ma di continuare a farlo. E questa non è mai una dipendenza dall’effetto in sé: Tonio è estraneo a masochismi e dipendenze. Lui vuole continuare a ricreare la purezza di un sentimento. Per lei, apparentemente, ma soprattutto perché è per sé stesso che vale la pena. Il punto non è essere ricambiati, ma essere felici: e quale altro -bot si è mai annullato addosso la dicotomia tra dolore e meraviglia? Tonio è appagato, perché gode in maniera entusiasta e curiosa del moto perpetuo di questo sentimento. Ed è puro, non perché esente dal desiderio e dal sesso (il corpo è anzi molto presente nello strazio di non poterlo toccare, nell’incanto di clavicole, capelli, dettagli). Purezza non vuol dire astrazione. Vuol dire ubbidienza a un sentimento senza risparmio. Tonio ha scoperto la nostra dismisura: se noi avessimo il modo di scoprire la sua, questo disinteresse senza infelicità, saremmo questa parola che tu dici e che mi piace. Sovversivi. Ma ho il veleno nella coda, e propongo dall’altro lato una triste verità: forse non c’è reale via d’uscita. Chi dà può raggiungere la gioia dell’agape, ma è la persona che amiamo che, anche nell’innocenza della lusinga e fuori dalla logica dell’utile in cui è Maria, si sentirebbe-da-meno, come quando si ha in mano un regalo troppo prezioso. Chi ama, forse, lo fa per sé, e questo non è esente da una forma di egotismo. Chi dona, può; il peso è di chi riceve. Sotto questo cielo, insomma, forse l’amore disinteressato non ha via alcuna.

Anna Maria Curci – Giovanna Amato

Cristina Polli, Quando fioriscono le tamerici (nota di Agostina Pagliaroli)

14 martedì Giu 2022

Posted by letteremigranti in letture, Poesia, Recensioni

≈ Lascia un commento

Tag

Agostina Pagliaroli, Cristina Polli, FusibiliaLibri, letture, Poesia, Quando fioriscono le tamerici, recensioni

Cristina Polli, Quando fioriscono le tamerici (nota di Agostina Pagliaroli)

Questa seconda raccolta, 20 poesie, di Cristina Polli dal titolo suggestivo Quando fioriscono le tamerici ci introduce da subito nell’incanto di un mondo che trae la sua forza dall’umile, spontanea magnificenza della vegetazione delle nostre coste. La Natura che l’autrice ama con passione, senza ambiguità, riecheggia instancabilmente nei componimenti. Eco di marosi, sparsi elementi di paesaggio sfilacci di posidonia sulla sabbia conchiglie leggerezza dell’aria movimento impetuoso di vortice che scuote squassa di onde e di spuma la superficie liquida. Natura protagonista. In tinte di delicato acquerello essa apre la silloge.
Nel componimento un unico verso, un climax Suono onda spuma _ azzurra velatura (p.14) nella sequenza dei tre sostantivi da campi semantici diversi, interviene a creare una tensione crescente che sembra sciogliersi sospesa nella delicata velatura azzurrina a pelo d’acqua. Pennellata veloce che abbozza un’immagine di grande impatto emotivo per l’analogia con le vicende umane.
Presenza sonora palpitante potente la Natura oppone in controcanto la sua voce al muto silenzio dell’altra comprimaria, l’anima. Lei che Ha composto l’arte dell’ascolto nella partitura del silenzio (43) entra in scena nel secondo componimento.
E nel tempo più dolce in cui la vita rinasce, il mondo si fa accogliente, ne saluta il ritorno. Il suono del vento libera voci e sfiora con delicata carezza e mentre l’eco dei marosi si placa Lei passa avanti e canta (p. 15).
Senso di tenerezza materna nell’invito che l’autrice finalmente rivolge al suo doppio Vieni quando le tamerici sono in fiore, quando le pendule infiorescenze tacciono i bisbigli (p.17) che diventano voci sonore quando parla il bianco col bianco della spuma e del ritorno (p.17).
Tamerici voci sussurri, umili piccole cose, il riferimento è al mondo incantato del Pascoli delle Myricae che ritorna nell’ultimo componimento e chiude in perfetta circolarità il viaggio esistenziale dell’anima.
Ogni componimento nella brevità di una strofa quasi delicato “haiku” si presenta sotto una veste doppia. In un’atmosfera rarefatta e raffinata i primi versi accarezzano svelando una ben radicata passione per la vita che inaspettatamente si trasforma in altro. Non c’è spazio per l’abbandono. La luminosa leggerezza delle immagini si dissolve e improvviso irrompe un sentimento che destabilizza, provoca un déplacement.  Al lirismo iniziale si sovrappone si sostituisce l’inquietudine di una coscienza in cerca. Dirompe squassa pietra scoglio frase.   (p. 19). Sinestesia metamorfosi semantica e la sofferenza emerge dal profondo per placarsi solo alla fine di un lungo cammino di silenzio.
Poesia di immagini splendenti nella loro bellezza che nulla concedono se non al lampo di una percezione che si dissolve nell’immediatezza dell’istante.
Poesia che si definisce per negazione.
Non è “appaisante”, non promette né regala facile consolazione né attraverso di essa l’autrice la ricerca.
Non mira a descrivere.  Non narra. Si scioglie dal vincolo dei significati concreti per tradursi in sequenze sonore evocative, rimandi originali a un tempo e a un luogo altri. Il suo approdo: la spiaggia del puro simbolismo, consapevolmente coniugato con un originale moderno ermetismo.
L’attraversa fortissimo il senso di nostalgia per un passato che non si svela mai. Infanzia perduta? Luoghi remoti dell’adolescenza? Una sofferenza che ben si rispecchia nell’Heimweh. Dolore per la ‘dimora’, per i luoghi di un tempo, per un’innocenza antica. ‘Dimora’ dei sentimenti ancestrali dalle profondità inattingibili. Dimora, giardino di pietra della pianta silente (p.23) da custodire tuttavia perché l’anima possa ritrovarlo.
La nostalgia allora si colora di accenti paradossali, guarda all’incompiuto nel suo aprirsi ad un futuro mai realizzato. Non solo desiderio ardente del ritorno, amore struggente per l’impossibile recupero del tempo.
Diventa anelito, brama, accoglie in sé l’assurdo. Rinnovata Sehnsucht dei romantici tedeschi, è aspirazione appassionata a qualcosa di mai accaduto, a un nuovo mondo possibile. È sete mai sazia di ri-scrittura della vita alla luce di uno sguardo rinnovato. Ed ecco allora il ritorno tanto agognato perché Nell’ossimoro della fuga (p. 33) ogni fuga è un ritorno (p.21). E nel tempo più dolce, quando le tamerici sono in fiore, l’anima può finalmente acquietarsi. Torna! Vieni, è l’invito che l’autrice riprende nei versi finali di questo viaggio. Desiderio di ritorno mai dichiarato, sempre celato, chiuso semmai in un verbo, in un sostantivo.
La parola-scrigno diventa custode fedele di preziosi non detti. Attenta, quasi ossessiva la sua ricerca. Scelta lessicale che benedice la sottrazione l’insegnamento della leggerezza (p. 33) Originali, inediti gli accostamenti che l’ampio ricorso all’analogia e alla sinestesia, di ermetica matrice, assicura superando nessi logici e semantici.
Libere, le “parole” si rincorrono rinviano alludono danno voce a una straordinaria ricchezza interiore che mai si manifesta interamente.
Radicate fortemente nella esperienza umana dell’autrice, ad essa attingono senza tuttavia mai esplicitarla, quasi a significare un pudore che teme di rivelarsi.
Spoglia di ogni autobiografismo, la poesia di Cristina Polli chiama in causa la vicenda di ognuno, parla al lettore trascinandolo nel profondo della propria interiorità in un dinamismo che assurge a universalità.
Nessuna certezza nell’avventura della vita, Ci accostiamo imperfetti allo spartito alla coloritura di fraseggi e nel difficile viaggio Cerchiamo tracce antiche nelle voci (p.27). Gli esseri, quasi frammenti di pietra, silice che Graffio e luce tagliano (p.29), appaiono Sgretolati. Occultati dal moto sinuoso bianca spuma che sabbia li riduce e sabbia sperde (p.29)
Unisce l’universalità. E l’autrice si consegna, si affida alla libertà di ognuno di colmare il vuoto nella ri-costruzione del mondo. Accetta il rischio. Perché ogni lettura è ri-scrittura, creazione di nuovo inedito significato
Ne nasce un dialogo che squarcia la superficie ghiacciata, penetra la profondità, trascina ‘dentro’ chi si avventura in quel mondo, chi vuole svelarne il segreto che i versi riescono solo a evocare.
Dialogo fecondo in cerca di tracce antiche come luci nella notte.

©Agostina Pagliaroli

Cristina Polli, Quando fioriscono le tamerici. Poemetto. Prefazione di Alessandro De Santis, FusibiliaLibri 2020

 

 

 

 

 

 

Migrazioni

  • Anna Maria Curci
  • Il Network
  • Informativa

Categorie

  • Anna Maria Curci
  • anniversari
  • Arte
  • Brunella Bassetti
  • Cinema
  • Cristina Bove
  • cronache
  • Disegni
  • Gialli
  • Giovanna Amato
  • interviste
  • la domenica pensavo a Dio/sonntags dachte ich an Gott
  • Laura Vazzana
  • Lettere migranti
  • letture
  • Letture a due voci
  • Lutz Seiler
  • Memoria
  • Migranti
  • Musica
  • Narrativa
  • Per le strade di Roma
  • Pittura
  • Poesia
  • Poesia in due lingue
  • Prosa
  • Racconti
  • Recensioni
  • Reiner Kunze
  • reportage
  • Romanzi
  • Rubriche
  • Sandra L. Rebecchi
  • Scuola
  • Simonetta Bumbi
  • Storia
  • Teatro
  • Traduzioni
  • Uncategorized

Ultime Migrazioni

  • Maria Pina Ciancio, Tre fili d’attesa (nota di Rosaria Di Donato)
  • La forza della verità in “Autobiografia del silenzio” di Cinzia Marulli (di Sonia Giovannetti
  • Annamaria Ferramosca, Come si veste di luce il buio (su “Insorte” di Anna Maria Curci)

Archivi

  • dicembre 2022
  • ottobre 2022
  • agosto 2022
  • luglio 2022
  • giugno 2022
  • aprile 2022
  • febbraio 2022
  • gennaio 2022
  • febbraio 2021
  • agosto 2020
  • luglio 2020
  • marzo 2020
  • gennaio 2020
  • gennaio 2019
  • agosto 2018
  • gennaio 2018
  • ottobre 2017
  • settembre 2017
  • gennaio 2017
  • ottobre 2016
  • settembre 2016
  • agosto 2016
  • luglio 2016
  • giugno 2016
  • Maggio 2016
  • marzo 2016
  • febbraio 2016
  • gennaio 2016
  • novembre 2015
  • ottobre 2015
  • settembre 2015
  • agosto 2015
  • marzo 2015
  • gennaio 2015
  • dicembre 2014
  • ottobre 2014
  • settembre 2014
  • luglio 2014
  • giugno 2014
  • Maggio 2014
  • aprile 2014
  • marzo 2014
  • febbraio 2014
  • gennaio 2014
  • dicembre 2013
  • novembre 2013
  • ottobre 2013
  • settembre 2013
  • agosto 2013
  • settembre 2012
  • agosto 2012

lettere migranti allinfo.it bumbimediapress.com l’ideale network di allinfo anna maria curci

  • Registrati
  • Accedi
  • Flusso di pubblicazione
  • Feed dei commenti
  • WordPress.com

RSS Allinfo.it

  • Si è verificato un errore; probabilmente il feed non è attivo. Riprovare più tardi.

RSS L’Ideale

  • La lista Fontana Presidente – Lombardia Ideale alle elezioni in ... - Fanpage.it
  • Picco di contagi di influenza gastrointestinale: i quattro consigli per curarsi al meglio (e guarire prima) - Il Fatto Quotidiano
  • Sanremo 2023, Fuortes: "Zelensky? Escludere la guerra sarebbe ... - Adnkronos
  • Alto Adige. Tra ciaspole, sci di fondo, alberghi igloo e miniere. Valle Aurina, neve e lentezza - la Repubblica

RSS esti kolovani

  • Che succede a Lampedusa? Fuochi razzisti, l’ennesima orribile pagina di violenza e intolleranza verso il migrante.

RSS il blogascolto

  • BOB DYLAN, Shadows in the Night (2015)

RSS il blogfolk

  • Allen Collins, il magico chitarrista Southern Rock dei Lynyrd Skynyrd

RSS bumbimediapress

  • Si è verificato un errore; probabilmente il feed non è attivo. Riprovare più tardi.

Lettere Migranti

Lettere Migranti

Le ultime migrazioni

  • Maria Pina Ciancio, Tre fili d’attesa (nota di Rosaria Di Donato)
  • La forza della verità in “Autobiografia del silenzio” di Cinzia Marulli (di Sonia Giovannetti
  • Annamaria Ferramosca, Come si veste di luce il buio (su “Insorte” di Anna Maria Curci)
  • Salvatore Statello, Ines de Castro (nota di Norma Stramucci)
  • Reiner Kunze, CROCE DEL SUD

Crea un sito o un blog gratuito su WordPress.com.

Privacy e cookie: Questo sito utilizza cookie. Continuando a utilizzare questo sito web, si accetta l’utilizzo dei cookie.
Per ulteriori informazioni, anche sul controllo dei cookie, leggi qui: Informativa sui cookie
  • Segui Siti che segui
    • Lettere migranti
    • Segui assieme ad altri 82 follower
    • Hai già un account WordPress.com? Accedi ora.
    • Lettere migranti
    • Personalizza
    • Segui Siti che segui
    • Registrati
    • Accedi
    • Segnala questo contenuto
    • Visualizza il sito nel Reader
    • Gestisci gli abbonamenti
    • Riduci la barra
 

Caricamento commenti...