I libri mi parlano?
Sono una lettrice compulsiva. Da sempre. Lo so. A casa mi aspetta una intera libreria stracolma di libri da leggere assolutamente, per i quali ancora non ho trovato il tempo (o il momento giusto?). E solo occasionalmente leggo e-book, eppure l’ingombro sarebbe minore.
Spesso mi prendo in giro da sola. I libri costano e se entro in una libreria non riesco ad uscirne senza acquistarne almeno uno: prima o poi, al momento di pagare, il POS mi straccerà il cartoncino del Bancomat …
Scherzo, ma poi mica tanto. E non è solo un fatto economico. Entrare e uscire dai mondi di cui parlano i libri che leggo non mi farà male prima o poi? Le mie entrate e uscite sono frequenti: a volte dopo tre giorni di immersione in un thriller, inizio a leggere una saga, oppure un saggio di psicologia.
Perché sono anche una lettrice onnivora, non mi tiro indietro davanti a niente.
Però non può essere solo mia la responsabilità … Non sarà un po’ anche colpa dei libri?
Beh, in un giorno del luglio scorso, ne ho avuto la riprova: non sono io quella esagerata, sono i libri che mi parlano, che mi chiedono di leggerli.
Ora ve lo racconto se promettete di non prendermi per matta.
In luglio, appunto, entro in una libreria sconosciuta, abbastanza grande, di quelle con le scaffalature alle pareti, ma anche gli espositori staccati dal muro stracolmi delle ultime novità. Comincio a camminare in mezzo ai libri e dopo poco trovo quello per il quale sono entrata: un romanzo di Murakami. Accanto ci sono ovviamente altri autori e, senza pensare, prendo dallo scaffale altri volumi e ormai le mie mani sono colme. Mi siedo su una pedana di legno che sporge da sotto uno scaffale. Dopo averli poggiati accanto a me, comincio a guardare meglio i libri. Leggo le notizie sugli autori e la quarta di copertina. Poi inizio a sfogliarli: sì, il carattere, i capitoli (in genere mi piacciono quelli divisi in capitoli; i discorsi senza soluzione di continuità mi turbano), il numero di pagine. Poi inizio a leggere qualche riga di ognuno, passando compulsivamente dall’uno all’altro.
Mi si avvicina la commessa. Gentile e sorridente, mi saluta. Ha altri libri in mano e me li porge: «Signora, sono usciti da poco, forse possono interessarle!» Ringrazio e lei mi porge altri quattro volumi. Li ammucchio con delicatezza accanto a me e comincio ad esaminarli. Allo stesso modo in cui lo fanno tutti. La stranezza forse è che sono completamente dimentica di essere seduta quasi a terra e di sfogliare, alternandoli, volumi su volumi.
Quanto tempo sono rimasta lì? Non lo so. So che stavo bene contornata da migliaia di pagine stampate e comunque ero completamente assorta.
Quando mi sono riavuta avevo scelto; sono andata in cassa col romanzo per il quale ero entrata più altri quattro. Come al solito. Continua a leggere