Anche oggi la storia mi presenta il conto,
lo spartito severo della tua partenza.
E se mi rifiutassi di cantarlo,
se intonassi, invece, come in sere d’estate,
coi due Chisciotte a Fiesta, poi sotto i pini
per il gran corale: non mi svegliate, ve ne prego?
Anna Maria Curci
22 febbraio 2014, per Francesco Di Giacomo
Qui l’intervista di Giovanni Pirri a Francesco Di Giacomo
Soliman rovescio
La scrittura è uno schiaffo
che sonoro ci inchioda
solenne rifiliamo
ad altri e a noi stessi.
Surroga d’omicidio
rinfranca e rintrona se
è lastra che denuda
mai pozza a rimirarsi.
Anna Maria Curci
24 luglio 2010
25 anni fa, il 12 febbraio 1989, moriva Thomas Bernhard. Nell’intervista del 1978 a Krista Fleischmann, riproposta in apertura, Bernhard definiva la scrittura come “Selbstwatschen”, “autoceffone”, un sonoro manrovescio, esercizio quotidiano di pensiero e di linguaggio che ricorda a chi scrive che non gli è dato conoscere “den richtigen Zeitpunkt”, il momento esatto in cui oltrepassiamo il limite tra dicibile e indicibile: ‹Un giorno, in un solo istante, sfondiamo il limite estremo. […] Noi conosciamo il metodo, ma l’istante temporale non lo conosciamo. » (Thomas Bernhard, Korrektur; brano riportato da Aldo Giorgio Gargani nel volume Il pensiero raccontato, Laterza 1995, p. 62). Sempre nell’intervista a Krista Fleischmann, Thomas Bernhard: «Mir wurde der Tod in die Wiege gelegt, er verfolgt mich halt» (La morte mi è stata messa nella culla, mi perseguita, tutto qui).
Ripropongo qui, su Lettere migranti, un contributo apparso precedentemente – per la precisione il 30 agosto 2013, su Poetarum Silva, qui:
La prima raccolta di poesie di Thomas Bernhard, Auf der Erde und in der Hölle (Sulla terra e all’inferno) fu pubblicata nel 1957. Alcune liriche vengono proposte qui nell’originale in tedesco e nella mia traduzione. Nel percorrere questi versi non sfuggiranno certamente le suggestioni che derivano dalla lettura della poesia di Georg Trakl. (Anna Maria Curci)
Der Tag der Gesichter
Morgen ist der Tag der Gesichter. Sie werden
sich erheben wie Staub
und in Gelächter ausbrechen.
Morgen ist der Tag der Gesichter, die in
die Kartoffelerde gefallen sind. Ich kann
nicht leugnen, daß ich
an diesem Sterben der Triebe schuldig bin.
Ich bin schuldig!
Morgen ist der Tag der Gesichter, die meine Qual
auf der Stirn tragen,
die mein Tagwerk besitzen.
Morgen ist der Tag der Gesichter, die wie Fleisch
auf der Kirchhosfmauer tanzen
und mir die Hölle zeigen.
Warum muß ich die Hölle sehen? Gibt es keinen anderen Weg
zu Gott?
Eine Stimme: Es gibt keinen anderen Weg! Und dieser Weg
führt uber den Tag der Gesichter,
er führt durch die Hölle.
Il giorno dei volti
Domani è il giorno dei volti. Si
solleveranno come polvere
e scoppieranno a ridere.
Domani è il giorno dei volti, caduti
nella terra delle patate. Non posso
negare di essere
colpevole di questa morte delle pulsioni.
Sono colpevole!
Domani è il giorno dei volti, che portano
il mio tormento sulla fronte,
che possiedono il mio lavoro quotidiano.
Domani è il giorno dei volti, che ballano
come carne sul muro del cimitero
e mi mostrano l’inferno.
Perché devo vedere l’inferno? Non c’è altra via
a Dio?
Una voce: Non c’è un’altra via! E questa via
passa per il giorno dei volti,
passa per l’inferno.
Thomas Bernhard
(Traduzione di Anna Maria Curci)
Ich weiß, daß in den Büschen die Seelen sind
Ich weiß, daß in den Büschen die Seelen sind
von meinen Vätern,
im Korn
ist der Schmerz meines Vaters
und im großen schwarzen Wald.
Ich weiß, daß ihre Leben, die ausgelöscht sind
vor unseren Augen,
in den Ähren eine Zuflucht haben,
in der blauen Stirn des Junihimmels.
Ich weiß, daß die Toten
die Bäume sind und die Winde,
das Moos und’die Nacht,
die ihre Schatten
auf meinen Grabhügel legt.
So che nei cespugli ci sono le anime
So che nei cespugli ci sono le anime
dei miei padri
nel grano
c’è il dolore di mio padre
e nel grande bosco nero.
So che le loro vite, che sono estinte
ai nostri occhi,
hanno un rifugio nelle spighe
nella fronte azzurra del cielo di giugno.
So che i morti
sono gli alberi e i venti,
il muschio e la notte
che le sue ombre
posa sul mio tumulo.
Thomas Bernhard
(Traduzione di Anna Maria Curci)
In einen Teppich aus Wasser
In einen Teppich aus Wasser
sticke ich meine Tage,
meine Götter und meine Krankheiten.
In einen Teppich aus Grün
sticke ich meine roten Leiden,
meine blauen Morgen,
meine gelben Dörfer und Honigbrote.
In einen Teppich aus Erde
sticke ich meine Vergängnis.
Ich sticke meine Nacht hinein
und meinen Hunger,
meine Trauer
und das Kriegsschiff meiner Verzweiflungen,
das hinübergleitet in tausend Gewässer,
in die Gewässer der Unruhe,
in die Gewässer der Unsterblichkeit.
In un tappeto d’acqua
In un tappeto d’acqua
ricamo i miei giorni,
i miei dei e i miei malanni.
In un tappeto di verde
ricamo i miei dolori rossi,
i miei mattini azzurri,
i miei borghi in giallo e le mie fette di pane e miele.
In un tappeto di terra
ricamo la mia caducità.
Ci ricamo dentro la mia notte
e la mia fame,
il mio cordoglio
e la nave da guerra delle mie afflizioni
che scivola in mille acque,
nelle acque dell’inquietudine,
nelle acque dell’immortalità.
Thomas Bernhard
(Traduzione di Anna Maria Curci)
Vor dem Dorf
Die Gesichter, die aus dem Feld tauchen, fragen
mich nach der Rückkunft.
Mein Schrei stört nicht die Schwalbe,
die auf dem zerbrochenen Ast hockt. Finster
ist meine Seele, die der Wind treibt
ans Meer, zu riechen das Salz der Erde.
Meine Legende ist sterblich.
Unter dem Baum, der meinem Bruder ähnlich ist,
zähl ich die Sterne der Schiffer.
Davanti al borgo
I volti che emergono dal campo mi chiedono
del ritorno.
Il mio grido non turba la rondine
acquattata sul ramo spezzato. Cupa
è la mia anima, che il vento spinge
al mare, a fiutare il sale della terra.
La mia leggenda è mortale.
Sotto l’albero, che assomiglia a mio fratello,
conto gli astri dei barcaioli.
Thomas Bernhard
(Traduzione di Anna Maria Curci)
Im Garten der Mutter
Im Garten der Mutter
sammelt mein Rechen die Sterne,
die herabgefallen sind, während ich fort war.
Die Nacht ist warm und meine Glieder
strömen die grüne Herkunft aus,
Blumen und Blätter,
den Amselruf und das Klatschen des Webstuhls.
Im Garten der Mutter
trete ich barfuß auf die Schlangenköpfe,
die durch das rostige Tor hereinschaun
mit feurigen Zungen.
Nel giardino della madre
Nel giardino della madre
il mio rastrello ammucchia gli astri
caduti mentre ero via.
Calda è la notte, e le mie membra
sprigionano l’origine verde,
fiori e foglie,
il grido del merlo e il battito del telaio.
Nel giardino della madre
schiaccio a piedi nudi le teste dei serpenti
che fanno capolino dal cancello arrugginito
con lingue di fuoco.