Gaia Spera, Distanze, A.P.N. (AfricanPeopleNews), Roma, 2017, pp. 48
Sentire come una perdita la morte
Di coloro che non abbiamo mai visto –
Implica una Vitale Affinità
Fra la nostra Anima – e la loro –
Per l’Estraneo – gli Estranei non si piangono –
(E. Dickinson, Poems, trad. G. Ierolli)
Il 3 ottobre si celebra la “Giornata della Memoria e dell’Accoglienza” (istituita dalla Legge 45/2016) con lo scopo di ricordare e commemorare tutte le vittime dell’immigrazione e promuovere iniziative di sensibilizzazione e solidarietà.
Una data dall’alto contenuto simbolico che ricorda il giorno in cui – nel 2013 – 368 persone tra bambini, donne e uomini persero la vita in un naufragio a largo dell’isola di Lampedusa.
Qualche giorno dopo l’immane tragedia mi sono trovata sulla “zattera d’Europa” per un campo di volontariato con l’associazione Ibby Italia. E, naturalmente, le emozioni vissute attraverso i media si sono amplificate e sono diventate cassa di risonanza in quei giorni intensi vissuti a stretto contatto con la popolazione – locale e immigrati – di questo scoglio (sinonimo alternativamente di morte e/o di solidarietà e accoglienza) in mezzo al Mediterraneo.
“Nel villaggio, quando i bambini vivevano in povertà, arrivò un re che schiavizzò tutte le persone. Un giorno, il figlio del re Giasone XVII si recò dagli schiavi e disse loro: “Scappate! Ma prima costruiremo dei robot che vi somigliano; così ogni volta che mio padre – il re – darà dei colpi di frusta loro si ribelleranno e alla fine lo uccideranno” … Allora il principe con le poche informazioni che aveva ricevuto mise delle telecamere nella loro vita … Allora in città c’era un funerale ma era un inganno. Era una finzione … non si sa quello che accadrà dopo … (La corona misteriosa)”.
Quello riportato sopra è lo stralcio di un racconto scritto da una bambina delle elementari durante un nostro laboratorio. In un certo senso è la “trasfigurazione” fantastica di quello che in quei giorni, in quelle settimane non solo gli adulti ma anche i bambini avevano vissuto e sofferto. Continua a leggere