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Margherita Rimi, Il popolo dei bambini, Marietti 2021 e il tema dell’abuso. Appunti di lettura
Margherita Rimi ha trattato il tema dell’abuso in Le voci dei bambini, Mursia 2019. Il libro raccoglie poesie di un decennio, dal 2007 al 2017 e quelle a cui allude il titolo sono voci che lasciano spiazzato chiunque rabbrividisca al pensiero che esistano adulti capaci di essere carnefici. Per abuso si intende naturalmente qualsiasi strumento, qualsiasi ferita inferta all’anima dell’infanzia. Letto questo libro, singhiozzato come singhiozzano i suoi versi, sofferti il bianco, il nero, il blu, il rosso e il verde, i colori che ne delimitano le parti, sono mancate le parole per qualsiasi commento: la poesia aveva, nella sua assolutezza, detto già tutto.
Si è ritrovato però lo stesso tema in un libro diverso, Il popolo dei bambini, Marietti 2021, un saggio dove il tema è visitato non dal punto di vista delle “anime coatte e violate”, come scrive nel risvolto della copertina di Le voci dei bambini, Guido Oldani, ma dallo stesso della Rimi, non a caso medico e neuropsichiatra infantile che tanta dedizione e cura ha rivolto al mondo dell’infanzia e dell’adolescenza. E dunque ancora alla Rimi si è manifestata la necessità quasi di un accorato appello al mondo adulto per, come recita il sottotitolo, “ripensare la civiltà dell’infanzia”.
Anche quando di abuso esplicitamente la Rimi non parla è comunque sotteso: è abuso, ad esempio, non riconoscere ai bambini la dignità di essere popolo. Eppure, quello dell’infanzia, ci induce a riflettere l’autrice, è un popolo che si riconosce oltre i confini di razza e lingua, capace di comunicare attraverso il gioco anche nelle situazioni più drammatiche. È abuso il costringere ore e ore dietro a un banco di scuola (e aggiungo che ci sono adolescenti alti anche un metro e 80 centimetri…) bambini che ne soffrono. È abuso la mancanza di rispetto nei loro confronti quando disprezziamo un adulto per le sue “bambinate” o perché “piange come un bambino”. È abuso il linguaggio di certa pubblicità, sia corporeo e gestuale, quando ne fa degli adulti in miniatura, sia verbale, quando li fa parlare come non farebbero. È abuso ogni qual volta un bambino o un adolescente non incontra un “maestro-profeta”, una guida capace di cogliere le sue potenzialità. È abuso ogni libro per l’infanzia che sia semplicistico, che non sia di valore, dal momento che scrivere per l’infanzia non è assolutamente semplice. È abuso che anche là dove l’abuso è più atroce non esista una preparazione linguistica adeguata per chi deve interpretarlo.
Non è possibile una graduatoria di gravità tra gli abusi. Certo i bambini in guerra, le spose bambine, la prostituzione minorile, il lavoro minorile, i bambini venduti, – tutti temi per cui si invita alla lettura sconvolgente di Le voci dei bambini –, sembrano orrori più gravi di una bimba truccata che scimmiotta una top model. Eppure.
A dire quanto quello dell’abuso sia tema fondamentale, Il popolo dei bambini si chiude proprio con una Postilla sull’abuso: la Rimi vi ribadisce che l’abuso sessuale è un atto criminale e invita, attraverso una scioccante pagina di Dostoevskij al valore conoscitivo della grande letteratura.
©Norma Stramucci