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Carmen Pellegrino, Dove la luce, La nave di Teseo 2024

Come era già avvenuto in precedenza, anche questo libro di Carmen Pellegrino prende il titolo da un’opera poetica. Se nel romanzo Se mi tornassi questa sera accanto l’autore dei versi era Alfonso Gatto, qui il titolo riporta a Giuseppe Ungaretti e a una sua poesia del 1930.
In Dove la luce la poesia – tra le tante voci poetiche menzionate, ricordo qui Gérard de Nerval, Giuseppe Ungaretti, Alfonsina Storni, Paul Celan, Beppe Salvia, Abbas Kiarostami – si intreccia alla storia, alla filosofia, all’economia, alla natura, al mistero. Quest’ultimo va inteso in una duplice direzione, giacché esso è il mistero più grande, quello che coinvolge, insieme alle considerazioni su trascendenza e immanenza e ai loro incontri, la presenza e il riversarsi dell’amore divino, della sua grazia; d’altro canto esso è anche il mistero della scomparsa di Federico Caffè.
Federico Caffè, la sua formazione, le sue origini, i suoi scritti, le sue visioni di una economia che avesse il coraggio di guardare agli ultimi, la sua passione per la letteratura, la vicenda della sua sparizione, è allo stesso tempo uno dei personaggi principali del romanzo e l’elemento unificante tra i piani narrativi, quello dell’amicizia di Federico Caffè con il senzatetto Milo Marsico, quello degli itinerari tra Roma e il paese abbandonato Gessopalena in Abruzzo, dove si svolgono i riti della Settimana Santa con una sacra rappresentazione, quello delle lettere che Federico indirizza all’amata «Adolphine», figura ideale e, con un progressivo disvelamento, storica, quello degli studi, delle ricerche documentali dell’autrice, che è anche storica, e quello delle esperienze vissute e delle considerazioni di quest’ultima, tra Napoli e Postiglione, il paese nel quale ha trascorso la sua infanzia e la sua fanciullezza.
Quello dell’autrice è un punto di vista, che da un luogo significativo per il suo essere «spopolato», non solo estremamente periferico rispetto alle urbanizzazioni caotiche e calpestanti, ma anche in procinto di divenire un sito «abbandonato», si fa portavoce di un’intera generazione, quella nata nella seconda metà degli anni Settanta, come manifesta l’incipit, con un attacco che riporta al titolo di un romanzo di un’altra autrice italiana, Anna Banti, su un’altra generazione di giovani della quale ha narrato le illusioni franate, Noi credevamo:

Credevamo di essere salvi. Figli dei figli di un miracolo, guardavamo all’Europa che si univa, guardavamo a una nazione che era stata vestita di pezze, poi con una camiciola nera, ma che ora, tutto d’un tratto, poteva comprarsi la pelliccia di visone, a rate.
Ingagliarditi dalla salvezza, avremmo viaggiato per terre incognite, lavorato il giusto, inseguito il sogno, senza più le angosce che i nostri padri avevano placato con il posto fisso, il risparmio, le ferie in agosto, e questo fino alla pensione, la più solida delle certezze.
Avevamo creduto di essere salvi, migliori e più sensibili dei nostri vecchi: potevamo dedicarci a scoprire qualcosa di bello e più profondo sulla vita stessa, il gusto del deserto, l’ardente furore di chi può dubitare di tutto, anche della patria, di Dio, della famiglia.
Nessuno ci aveva detto che eravamo perduti all’origine. (p.9)

Il mese di aprile dell’anno 1987, in particolare il giorno della scomparsa di Federico Caffè – sparizione accompagnata dalle ipotesi più disparate – diventa la data a partire dalla quale inizia un viaggio nella storia d’Italia, indietro almeno fino alla nascita di Carmen Pellegrino nel 1977 e in avanti fino al 2023, anno della morte della madre dell’autrice.
La storia è anche quella di un “peccato originale” che ha determinato sviluppi e storture nel paesaggio, nei rapporti sociali, nell’economia. Il romanzo, nei capitoli che riportano date o definizioni significative, ne ripercorre tappe importanti: 20 marzo 1979,  omicidio del giornalista Mino Pecorelli, che aveva indagato sullo scandalo dei petroli, sull’Italcasse, sul golpe Borghese, su Sindona, sul rapimento e l’uccisione di Aldo Moro; 24 marzo 1979, per mandato della Procura di Roma i carabinieri entrano in Banca d’Italia per arrestare Mario Sarcinelli e notificare a Paolo Baffi l’incriminazione per interesse privato in atti d’ufficio: la sentenza di proscioglimento da ogni accusa sarà emessa solo nel 1981; 11 luglio 1979, uccisione dell’avvocato Giorgio Ambrosoli, commissario liquidatore della banca di Sindona; 27 giugno 1980, Ustica; 2 agosto 1980, Bologna; 23 novembre 1980, terremoto dell’Irpinia; il 1980 è anche l’anno di uscita nelle sale cinematografiche di Café Express con la regia di Nanni Loy e di redazione del saggio La solitudine del riformista di Federico Caffè, poi pubblicato in volume nel 1990; 14 febbraio 1984, cosiddetto “decreto di San Valentino”, voluto dal governo Craxi per congelare tre punti della scala mobile; 9 e 10 giugno 1985, referendum abrogativo del decreto di San Valentino, con vittoria dei no con il 54,3%; 13 luglio 1985, esce sulle pagine di “Rinascita” l’articolo di Federico Caffè L’assistenza negata; 20 marzo 1986, Michele Sindona è avvelenato con cianuro nel caffè nel carcere di Voghera pochi giorni dopo la sentenza che lo aveva condannato all’ergastolo per l’omicidio di Giorgio Ambrosoli; 11 aprile 1987, il corpo di Primo Levi viene trovato alla base della tromba delle scale dello stabile in cui abitava a Torino; 10 settembre 2010, nel corso della trasmissione “La storia siamo noi”, andata in onda su Rai2, Giulio Andreotti dichiara che Giorgio Ambrosoli, «era uno che se l’andava cercando».
Carmen Pellegrino evidenzia le interconnessioni tra percorsi della storia e vicende esistenziali. Su questa rete costruisce l’impalcatura del libro, che chiama a sé e riunisce le caratteristiche del romanzo storico, del romanzo-saggio, del romanzo autobiografico, della prosa poetica e delle considerazioni, inattuali nel senso che Friedrich Nietzsche volle dare al binomio “considerazioni inattuali”, e allo stesso tempo acutissime e profetiche, come le troviamo nelle opere di Simone Weil, di Robert Musil, di Robert Walser, di Pier Vittorio Tondelli, di Anne Carson (che a sua volta riprende e sviluppa il concetto di décréation espresso in Attente de Dieu di S. Weil) menzionate nel volume, alle quali mi piacerebbe aggiungere Il passeggiatore solitario. In ricordo di Robert Walser, di W.G. Sebald.
Che l’impianto generale di Dove la luce di Carmen Pellegrino abbia il suo asse portante nella figura di Federico Caffè, risulta evidente nel capitolo 23 novembre 2022:

Domani, a Fabriano, parlerò di Federico Caffè su invito di Daniele Archibugi, che di Caffè fu allievo. Domani capirò delle cose, spero. Soprattutto per quale ragione da qualche anno leggo gli scritti di Caffè, circoscrivo la sua assenza, osservo quelli che lo hanno conosciuto, per tutti una presenza che agisce, non un’assenza.
In questa nostra storia qualcosa è rimasto fuori centro, qualcosa di cui non si trova il bandolo. Una sorta di destino, si sarebbe detto un tempo, fatto di trame che hanno modificato, e molto spesso travolto, le singole vite. Qualcosa di oscuro che cominciò a farsi sentire proprio nel momento che doveva essere di vera trasformazione, tra la fine degli anni settanta e l’inizio degli ottanta. Crack politici e finanziari, corsa all’arricchimento più sfrenato, capitalismo senza regole, crescita, sì, ma segnata da un indebitamento fuori norma. Laddove io nascevo, qualcosa moriva. La storia di mio padre e la sua speranza finivano mentre mi metteva al mondo. E forse per questo ci sono voluti tre anni, prima che accettasse di farmi battezzare, come per prolungare la mia permanenza nel limbo dei non ancora del tutto nati.
In questo arco temporale in cui si arrestano le speranze di quelli come mio padre, Federico Caffè decide di sparire, sottraendo sé stesso, e pure il suo corpo, alle trame occulte in cui siamo rimasti tutti impigliati. (pp. 39-40)

Intorno a Federico Caffè, alle ipotesi qui formulate circa la sua sparizione, così come intorno ai suoi scritti, quelli veri e quelli fittizi come il carteggio contenuto in Dove la luce, ruotano le coppie di opposti complementari – in tal senso in piena armonia con il pensiero di Simone Weil – silenzio e effatà, ombra e luce, gravità (pesanteur in S. Weil) e grazia.
Allo stesso tempo, Dove la luce rappresenta, nella scrittura di Carmen Pellegrino, un ulteriore passo avanti nell’attenzione a ciò che Walter Benjamin, con riflessioni che proseguivano quelle di Ernst Bloch, chiamava Eingedenken, «immemorare», là dove un determinato momento del presente entra in relazione con un determinato momento del passato. Recuperare il filo, continuare a tesserlo, è ciò che avviene in quello che, a dire dell’autrice, è il suo libro più personale.

© Anna Maria Curci

 

Il libro Dove la luce di Carmen Pellegrino è stato presentato il 23 giugno 2024 da Anna Maria Curci nell’ambito dell’iniziativa Aperitivo con libro.