
Antonello da Messina, San Girolamo nello studio, da qui
Anche se non c’era nulla che si potesse criticare nel suo studio, Blumenberg si rammaricò di non avere a disposizione una stanza magnifica come quella dipinta da Antonello da Messina. Il quadro, eseguito dal maestro italiano in forti chiaroscuri alla maniera fiamminga, sbloccò la memoria di Blumenberg, adesso di nuovo perfettamente funzionante: lo sguardo penetra da una finestra, sul parapetto un pavone, una ciotola di rame, una quaglia. Nel sontuoso interno una piccola scala: uno, due, tre, per tre scalini si sale su un palco. Il santo sapiente nel suo fluente manto di velluto rosso e con il copricapo di velluto rosso, con le braccia distese, sfoglia un libro posato obliquamente su una sorta di leggio con poltrona. A sinistra una meravigliosa vista si apre attraverso una finestra. Un paesaggio collinare con isolati cipressi. E a destra, dietro il palco del sapiente, si affaccia dall’oscurità un misero leone. No, niente proporzioni leonine ed enormi zampe, ma provvisto di sottili arti scattanti, come un levriero. Probabilmente Antonello da Messina non aveva mai visto un leone di persona.
da: Silylle Lewitscharoff, Blumenberg. Traduzione di Paola del Zoppo, Del Vecchio editore 2013, pp. 18-19