Elina Miticocchio, Per filo & per segno (edizioni Terra d’ulivi 2014)
Cura, attenzione, attitudine a un ascolto sensibile e capacità di individuare, talvolta di istituire, connessioni non percepibili dallo sguardo superficiale: queste le qualità che Elina Miticocchio manifesta e dispensa, ogni giorno, in un lavoro di lettura e riflessione che non conosce soste. Di tutto ciò è testimonianza il suo libro Per filo & per segno, apparso in questo anno 2014 nelle edizioni Terra d’ulivi. Ogni volta che leggo le parole di Elina Miticocchio, che seguo i fili – in colori di volta in volta diversi – che ama riannodare e tessere, il mio pensiero va ai racconti di Adalbert Stifter, alle sue Pietre colorate e alla “legge mite” che lo scrittore austriaco espose nella premessa alla raccolta. Sono le piccole cose, crescite e intrecci e incontri di ogni giorno, a prevalere e a durare, nel lungo tempo, quello di chi ha occhi e orecchie per l’attesa, sul tumulto, il portento, la calamità.
Ho appuntato queste riflessioni qualche settimana fa, confortata dalla conoscenza della scrittura di Elina Miticocchio. Oggi, in un pomeriggio estivo che brontola minaccioso, mi addentro ancora una volta nella lettura di Per filo & per segno e mi imbatto in un endecasillabo che introduce e accompagna con passo lieve e perfetto il mio percorrere le sei tracce (e un «ultimo filo» a conclusione) che ne compongono trama e ordito:
d’acque annuvolati giorni scomparsi
Introduce e accompagna il percorso, questo endecasillabo, e, soprattutto, ne illustra in maniera esemplare la cadenza, anche se, è bene dirlo, l’endecasillabo non è l’unica misura a fare la sua apparizione nella raccolta. ma si affianca a quinari, a senari, a settenari. Un ruolo importante rivestito per la cadenza è quello rivestito dai verbi; molti di essi sono relativi alla vista (i bisillabici «sbircia», «vede», il trisillabico «osserva»), alla tessitura («tesse», «annodato»), all’attesa («sosto», «attendo»), al viaggio e all’approdo, alla dimora e alla pesca; senz’altro centrale è il verbo “sognare”, che appare qui in prevalenza alla prima persona singolare del presente.
Chi scruta, guarda, sbircia, vede e, insieme, tesse fili, lo fa spesso guardando non solo indietro, al ricordo, ma innanzi a sé, «al di là del vetro», sa cogliere la luce giusta e, con moto proprio, illumina, indirizzando lo sguardo di chi legge e ascolta, il dettaglio e l’insieme, il colore e il candore. Illumina scene presenti e passate, oggetti cari a chi scrive e carichi di “segni”: scatole di latta decorate e altri depositari delle epoche di una vita. Sbaglia, tuttavia, chi crede che siano nostalgia e rimpianto a dominare la scena. Tutt’altro: chi scrive sa e vuole superare la «cornice» e cantare le «scritture esuli». In questo un esercizio quieto e costante, agile e, insieme, resiliente è lo strumento primario.
© Anna Maria Curci
* * *
una nuvola silente
dipinta sulla parete
distilla il suono
goccia la pioggia
notturna mi infilo
nel solito sogno
– Lola, il prato, una ricreazione –
Mi spunta in testa il mare
lunga una conchiglia
soffiata in cantilena da mia madre.
(dalla sezione: primi fili primi segni, p. 8)
* * *
La lettera mai
aperta scivola dall’arco
dell’occhio sta alla finestra
il buio di un dialogo
profondo il segreto è tragitto e dondola
parole le emerge dal bianco
di gelso angeli con le ali spezzate
in punta di penna trascrivono i passi
di gesso il vuoto in me s’arrende
un pieno di rosso
disegna le voci noi recitanti amore
di vetro abbiamo contato le stelle
tra i capelli giorni fini sottili dispersi
soffiando il respiro oltre il secchio di fuoco
scalzi infiniti.
(dalla sezione: tra fogli-e frammenti i nodi dei fili, p. 20)
* * *
Quando al mattino il bianco
scrive preghiere candide
tra le mani accoglienti
il mare che ho nel cuore
diventa calma una conca
ricolma.
(dalla sezione: nell’istante i fili s’internano, p. 26)
* * *
La parola spesa
presa all’amo divenne
guerra e sole
e non valse una cornice
per disegnare i volti
stretti schiacciati di cartone
di cartone le scritture esuli
naufraghe in perenne ascolto di voci
affogate in mare
un perimetro brevissimo di carta bagnata.
(dalla sezione: Di filo una pagina rifilando il sogno, p. 36)
* * *
Ribalto il poema
accolgo il nome
finissima e bianca
la soglia scoloro
di neve mi ritrovo
(dalla sezione: in stati del bianco in confini di filo, p. 44)
* * *
per la strada
dell’oro col mio filo-bottone
leg(g)o la scucitura
dei sassi che ho perduto
(dalla sezione: Lumen per un filo che non trovo, p. 50)
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Elina Miticocchio, nata a Foggia dove attualmente vive e lavora, cura il blog Imma(r)gine e collabora con il sito web Cartesensibili
è un dono particolare quello che abita le parole
la scrittura di Anna Maria vuole condividerlo e moltiplicarlo, colorando di sfumature e attenzione le gemme di filo e il viaggio che passa di stanza in stanza nella cura dell’ascolto
elina
Dice bene Anna Maria…un esercizio quieto…
Io trovo che queste tue leggere tessiture siano, o meglio…trasmettano quiete anche quando il tessuto è ruvido e si strama
…e noto la ricerca della parola bilanciata in giusta compagnia di altre sorelle che si uniscono per dividere il peso…
Notevole anche questa “lettera” di Anna Maria alla quale vanno i miei complimenti
un abbraccio
.marta
…preziosa e precisa questa nota impeccabile che mette in risalto i diversi richiami che verso dopo verso si scuciono…si svelano e lasciano intravedere ricami nascosti…oltre le pieghe dell’immaginazione…Grazie Elina e Anna Maria…
Cara Anna Maria, sto scrivendo un mio intervento sul libro di Elina ed ho voluto leggere con attenzione quanto tu hai già scritto: trovo le tue parole perfette e la tua analisi stilistico-linguistica ineccepibile (grazie: ne trarrò profitto). Sorprendente poi e calzante il richiamo a Stifter.
Ti dirò: a volte la poesia è anche in articoli come il tuo, oltre che nel bellissimo libro di Elina.
Un ammirato saluto da parte mia.
Cari tutti, vi ringrazio di cuore per i vostri commenti, che rivelano sguardo attento all’insieme e ai dettagli: la poesia di Elina Miticocchio merita ampiamente questa attenzione ed è a sua volta frutto di una amorevole e costante attenzione. Un saluto riconoscente,
Anna Maria
e che bella, intensa presentazione..
grazie e un saluto caro a te, Roberto
quella di Anna Maria è una lettura da cui imparo a muovere nuovi passi…
il viaggio con le parole è appena iniziato
grazie a tutti qui
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